I POPOLI NATURALI E IL MITO DI MADRE TERRA

Nelle culture dei Popoli naturali il riferimento alla terra trova un eco nel mito della Madre Terra che riveste una particolare importanza simbolica e spirituale. Il concetto di Madre Terra rappresenta la natura nelle sue manifestazioni vitali attraverso i fenomeni del cielo, del suolo delle acque e del fuoco. Simboleggia l'esistenza in cui viviamo e che questi elementi concretizzano nella sua interpretazione immediata dell'ambiente circostante.
La Madre Terra del mito rappresenta la natura nella sua qualità eterna che ha dato vita all'umanità e che è capace di rigenerarsi sempre, in ogni avversità. E' il mito dell'antica terra imperitura che simboleggia l'eden perduto delle tradizioni ancestrali del pianeta e che presso i Popoli naturali costituisce il simbolo del ritorno al rapporto con la Natura.
Una natura che tuttavia non è intesa solamente come la manifestazione dei cicli stagionali con cui coinvolge l'uomo, ma si identifica nel Mistero che essa rivela con la sua stessa manifestazione. Un Mistero che rappresenta l'intima e reale natura dell'esistenza, contemporaneamente sua causa e suo fine, comprensibile nel concetto di "Shan" della cultura druidica, cioè il mistero dello stato globale della reale natura dell'esistenza che è immanente a tutte le cose.
Il riferimento alla terra si ha anche nel mito della "nuova terra". Esso si riferisce al concetto di "Dreamland" o "terra del ricordo" degli antichi popoli del continente europeo, conosciuta anche come la mitica "Vinheim" o "terra della gioia e della fratellanza". Si riconosce nel concetto di "Dreamtime", il contesto etico-sociale vissuto dagli aborigeni del continente australiano. E' simboleggiato nel "Mondo di Gwenved" della tradizione druidica.
Il mito della "Nuova Terra" ha origini molto antiche. Possiamo trovarne traccia nelle tradizioni degli antichi popoli del continente europeo, dal mito di Odino a quello degli dei dell'Olimpo greco, che ne definiscono l'origine attraverso una lunga saga che ha per oggetto la storia del pianeta da tempi immemorabili e dimenticati dai più.
Uno di questi miti, ripreso dall'"Edda", l'antico poema nordico che trattiene la memoria dei popoli del nord Europa, narra di come, nei tempi antichi, il nostro mondo era dominato dai ghiacci e da crudeli giganti che avevano il potere assoluto di vita e di morte su tutte le altre creature viventi. Odino era una di queste sfortunate creature che, aiutato dal dio del fuoco e delle tempeste sceso dal cielo con fragore di tuono, era sfuggito al loro dominio e che insieme agli altri dei aveva combattuto e sconfitto per sempre i giganti liberando la terra dalla loro presenza. Dopo aver combattuto e vinto i terribili giganti Odino era divenuto il sovrano di tutti gli dei.
Odino non si era accontentato della sua vittoria, aveva anche pensato al futuro di questo mondo e aveva modellato la terra che si era trovata sgombrata dai ghiacci e dai giganti. Aveva quindi dato vita ai primi esseri viventi della specie umana. Li aveva creati dando loro un corpo, un intelletto e un fuoco interiore che ricordava quello portato sulla Terra dal dio del fuoco e delle tempeste. Poi aveva cinto la terra, strappata ai ghiacci e alla barbara crudeltà degli antichi signori del male, con un possente cerchio di pietre che la delimitava e la proteggeva. Al suo centro aveva piantato l'albero della conoscenza al fine che crescesse e potesse unire il cosmo, dalle sue radici al cielo, e desse insegnamento e identità cosmica agli esseri viventi che avevano preso dimora in quel luogo.
Infine questo dio sovrano degli dei affrontò la più grande delle prove che doveva confermarlo come signore assoluto di tutti gli dei e quindi sacrificò se stesso a se stesso per giungere alla conquista della conoscenza custodita dal cosmo. Si sacrificò così sull'Yggadrasil, l'albero cosmico della vita che univa i mondi, sino a quando giunse ad avere la visione delle ventidue "rune" dell'alfabeto sacro che gli consentirono di accedere alla conoscenza del cosmo.
Poi gli dei lasciarono la terra in dono all'uomo salendo in cielo per prendere dimora e vivere per sempre nella mitica città di Asgard.
Ma il destino del nostro pianeta doveva affrontare ancora altre prove. Inevitabilmente, in un processo ciclico di continuo rinnovamento. Così come Madre Terra mostrava il suo destino di rinnovamento scandito dal ciclo delle stagioni.
All'epoca in cui nacque questo mito venne formulata una profezia sulla fine del regno degli dei di Asgard.
Esso preannunciava che gli dei si sarebbero affrontati nel "Ragnarok", una terribile battaglia che coivolgeva tutte le forze dell'universo tanto da far tremare l'Yggdrasil dalle sue radici alle sue fronde.
Era il tempo segnato dal suo stesso divenire. Ogni cosa doveva trasformarsi e l'antica progenie degli dei si sarebbe estinta. Gli uomini sarebbero rimasti soli.
Tutto sarebbe iniziato con un inverno gelido che doveva durare tre inverni e non ci sarebbe più stato il sole. Sulla terra avrebbe dominato l'anarchia e la guerra.
Poi un grande incendio sarebbe divampato sulla terra bruciando tutto ciò che c'era. La terra sarebbe diventata una landa desolata e disabitata, le acque avrebbero ricoperto i continenti e i venti avrebbero spazzato via ogni cosa.
Ma non era la fine. Era l'inizio di un nuovo ciclo di vita per il nostro mondo.
E la speranza che era riposta nel riscatto di questo mondo ispirò ancora la profezia che prevedeva la rinascita del pianeta. "Sarà allora", diceva la profezia, "quando tutto sembrerà finito per sempre, che dalla solitudine planetaria del nostro mondo emergerà nuovamente, rigenerata, la terra dal mare, verde e bella come mai era stata prima di allora. Sulla superficie della rigogliosa terra cresceranno fiori e piante, matureranno spontaneamente le messi senza che nessuno le debba seminare.
Sebbene gli antichi dei saranno oramai tutti morti rimarranno miracolosamente in vita i figli degli antichi dei a ricordare le rune e le imprese dei loro padri.
Ma questi non saranno soli nell'universo. Sulla terra, da due esseri umani, sopravvissuti all'incendio e alla distruzione, al riparo di un bosco magico, rinascerà la nuova stirpe umana.
E sarà allora, secondo l'antico mito, che il ruolo e il potere delle ventidue rune si riveleranno in tutta la loro potenza cosmica.
La conoscenza che custodiscono consentirà infatti di ricostruire sull'antica terra una rinnovata civiltà per una nuova umanità felice e sapientemente forgiata sulle antiche esperienze vissute.
Una umanità che saprà ricordare i tempi antichi, ma che guarderà anche alle stelle per tracciare il proprio futuro di conoscenza e di libertà assieme all'amore che avrà imparato a conoscere e a vivere con le altre creature del cosmo.
Tutto questo", conclude l'antica profezia, "leggendo e interpretando le rune, ricordo e dono di antichi dei che hanno terminato il loro ciclo cosmico nell'universo, ma che continueranno a vivere nel comune Mistero in cui tutto trova significato".