VIVERE L'ECOSPIRITUALITÀ

L’individuo e il Mistero dell’esistenza

Dall’esperienza dei Popoli naturali emerge una proposta di vita improntata all’equilibrio tra individuo e ambiente che rivela un preciso cammino interiore.
L'individuo è abituato a mediare il suo rapporto con il mistero dell’esistenza attraverso i preconcetti che derivano dalle convinzioni acquisite. Si accontenta spesso di tesi preconfezionate, molte volte in antitesi tra di loro, che gli mostrano ogni sorta di modalità con cui relazionarsi con l’esistenza. Lo fa per abitudine, per pigrizia, perché è stato convinto a farlo.
Ma l’esistenza manifesta una sua specifica natura che è al di sopra delle interpretazioni umane, soprattutto di quelle che abbiamo ereditato dal passato quando l’uomo non aveva strumenti per conoscere meglio la natura che aveva intorno e si fidava delle sue impressioni sensoriali e dei vaticini di vari visionari.
L’individuo ha tuttavia la facoltà di poter sviluppare una sua interazione reale con la natura intima dell’esistenza. E lo può fare attraverso una sua propria esperienza, diretta e individuale.
Non è difficile riuscire a sperimentarlo... Basta guardare ad un cielo stellato, con animo sgombro da emozioni e da pensieri, per cogliere nella magnificenza dello spettacolo astronomico il senso dell’evidente mistero che sta dietro l’abisso siderale. E’ facile, allora, cogliere il senso profondo di un segreto che anima tutta l’esistenza e che da significato e vita a noi stessi. Un segreto che non è lontano da noi. E’ in noi stessi e noi stessi ne siamo parte.
Nessuno può venirci a dire che cosa significhi questo segreto. Lo possiamo scoprire noi stessi poiché noi siamo quel segreto. Basta guardarci dentro e leggere che cosa c’è scritto. Cogliere la percezione di questo segreto significa percepire il mistero che esiste al di sopra della nostra quotidianità. Significa cogliere l’idea di un trascendente, significa dare un valore reale alla nostra esistenza. Una tale esperienza interiore consente di stabilire un rapporto creativo con l’ambiente senza più essere condizionati da preconcetti e credenze preconfezionate, ma consente di viverlo sul piano oggettivo della natura e del suo significato reale.
Vivere l’esperienza di una spiritualità interiore porta inevitabilmente a stabilire un conseguente rapporto armonico con il proprio ambiente, per realizzare le condizioni del proprio benessere e lo sviluppo di ogni creatività possibile. Da questa esperienza è nata l’idea di un nuovo modo di interpretare e di vivere il senso della propria esistenza, basata sull’esperienza di una diretta conoscenza interiore, e la proposta condivisibile di una esperienza di ecospiritualità.


L'esperienza ecospirituale

Il tema dell’ecospiritualità definisce l’esperienza particolare di vita che consente di dare equilibrio e benessere alla propria esistenza. Una esperienza personale di rapporto dell’individuo con l’ambiente che nasce da una esperienza interiore realizzata nel contatto libero e individuale con l’intimo significato della natura.
L’ecospiritualità è un’esperienza di tipo globale, che comprende tanto la ricerca interiore di una propria intima esperienza della natura reale dell’esistenza quanto il rapporto, conseguente all’esperienza acquisita, con l’ambiente in cui si vive.
Il concetto di ecospiritualità definisce la modalità di rapporto armonico dell’individuo, che vive il silenzio interiore con l’ambiente. Ovvero, l’individuo che vive l’inserimento armonico della sua individualità psico-fisica e le sue esigenze spirituali nell’ambiente esteso, società- dimensione abitativa - natura, rispettandone la sua armonia naturale.
Nell’ecospiritualità, sulla base dell’esperienza naturale interiore, si giunge a interpretare a cascata tutti i parametri di valutazione dell’ambiente ordinario, dove tutte le creature viventi, e lo stesso pianeta, vengono ad assumere un valore e una dignità equivalenti a quelle dell’individuo, non più visto come il dominatore incontrastato del pianeta che abita, ma affratellato a tutte le manifestazioni della vita in una comune esperienza planetaria che è parte di un’unica comunità ecologica che orbita nello spazio.
L’ecospiritualità rappresenta quindi l’occasione dell’inserimento armonico della propria individualità psico-fisica e delle proprie esigenze spirituali nell’ambiente, sia esso inteso come dimensione sociale, come situazione abitativa o come contatto con la natura, nel rispetto della sua armonia naturale.
Una esperienza interiore di armonia che è estesa all’ambiente circostante in una interpretazione globale, che non si ferma all’ordinario quotidiano, ma coinvolge l’aspetto globale dell’esistenza, che interpreta il concetto di ambiente nella sua accezione metafisica che trascende la dimensione sensoriale dell’ambiente quotidiano e sensibile.
E’ importante considerare che l’ecospiritualità non è da intendersi come la risultante della trasposizione di valori filosofici o religiosi storici in seno alle modalità di interazione con l’ambiente, ma bensì è intesa come la ricerca di una modalità armonica di rapporto con l’ambiente che è ispirata da una esperienza spirituale interiore, libera e naturale. L’ecospiritualità è lo sviluppo dell’intuizione che nasce di fronte ad un cielo stellato, senza ipoteche filosofiche o religiose, che si concretizza in una esperienza di conoscenza e di vita.


Lo stato di realtà dello Shan

Ma come è possibile trovare una fonte esperienziale per le proprie necessità spirituali? Un riferimento per sviluppare il proprio stato di conoscenza interiore?
Sono state scritte montagne di libri in proposito. Tutte le filosofie del mondo si sono espresse sui possibili modelli di conoscenza. I luoghi comuni dei preconcetti e delle ideologie storiche apparentemente potrebbero assolvere a questo bisogno. Tuttavia le loro tesi sono spesso contraddittorie tra di loro e sono frutto di interpretazioni molto spesso fatte a tavolino se non addirittura basate su personali intuizioni occasionali. Ci sono tesi e prospettive per tutti i gusti che ben si adattano alle necessità psicologiche degli individui.
Ma al di là delle prospettive e delle interpretazioni storiche, esiste uno stato di realtà globale che possiede di per sé una proprietà cognitiva intrinseca alla sua natura a cui l’individuo può facilmente accedere attraverso l’esperienza condotta sul piano individuale e attraverso la sperimentazione. Questo stato di realtà globale è stato interpretato dai popoli del rapporto con la terra attraverso molti nomi che indicano uno stesso concetto e una stessa esperienza di realtà. Una realtà intesa come unica, globale, che unisce in un solo stato di realtà uomini, oggetti, situazioni e le altre forme di vita in uno stato di fratellanza universale dove tutti si trovano a essere parte di una sola cosa.
Presso i popoli e le culture che fanno riferimento ai valori naturali dell’universo, troviamo ad esempio l’Assoluto dell’Alchimia, Wakan Tanka, il grande mistero, dei nativi americani, la conoscenza segreta della Cerca del Graal, Wotan dei Vikinghi, Chan dei popoli antichi dell’Asia, dei Celti e dei Maya, Shan dell’antico shamanesimo solare che è all’origine della cultura megalitica del pianeta.
Lo Shan, per citare uno di questi attributi, è lo stato di realtà naturale dell’uomo in cui ognuno può trovare armonia e conoscenza. La partecipazione e il riferimento a questo valore assoluto di realtà può dare significato e benessere all’esistenza umana.
Lo Shan non è definito dalle aspettative e dalle interpretazioni e convinzioni culturali dell’uomo, ma è percepito interiormente nell’intuizione della sua realtà ed è conosciuto attraverso l’esperienza di una ricerca diretta e verificabile della sua manifestazione.


Le proprietà del silenzio interiore

Vivere la logica naturale dello stato di realtà dello Shan non è una condizione lontana dall’uomo, utopica o estranea ai bisogni immediati del quotidiano. E’ possibile infatti realizzare questo stato particolare di coscienza e di partecipazione alla qualità più intima e reale dell’esistenza attraverso l’esperienza del silenzio interiore.
Tutti i popoli che hanno riferimento alla natura trovano un rapporto di comunione e di partecipazione allo stato di realtà dell’esistenza proprio attraverso la qualità del silenzio interiore. Questa rappresenta infatti una esperienza naturale che appartiene alle facoltà più basilari dell’uomo. E’ la più elementare e, contemporaneamente, la più completa esperienza che l’individuo possa vivere nel suo contatto intimo con la natura reale dell’esistenza.
Il silenzio interiore è una esperienza in grado di aprire la percezione umana sui segreti più riposti dell’universo e di portare l’individuo alla conoscenza di se stesso e del significato della sua vita, di aprirlo all’amore verso tutto ciò che convive con lui sino ai più estremi lembi di vita immaginabili. Se vogliamo, sino ad un contatto con una possibile causa prima dell’universo. Il silenzio interiore distingue e sancisce in modo specifico la qualità esperienziale della dimensione e delle proprietà creative dello spirito nella sua possibilità di partecipazione alla natura dello Shan.
L’individuo si rapporta all’esistenza sui piani esperienziali di corpo-mente-spirito, ma solamente quanto vive nella dimensione dello spirito può consentire di realizzare la conoscenza e la partecipazione allo Shan nella qualità spirituale, descritta dall’antico sciamanesimo solare nel concetto di Nah. In questo concetto si esprime una condizione di profonda conoscenza, di illuminazione interiore e di potenzialità creative illimitate. Il silenzio interiore è una esperienza che consente di per se stessa di distinguere l’effettivo ottenimento del risveglio del piano esperienziale dello spirito alla sua specifica natura e alle sue possibilità creative.
Nell’esperienza del silenzio interiore si identificano, infatti, aspetti qualitativi che sono specifici del piano esperienziale dello spirito. Aspetti che vanno dalla immediata pacificazione della mente, ovvero alla quiescenza degli affanni emozionali e speculativi, all’esperienza effettiva della qualità del Nah che interpreta intimamente e inequivocabilmente la natura dello Shan. Una sequenza di aspetti esperienziali che convivono e sono parte della stessa natura della dimensione spirituale.
In particolar modo, proprio la pacificazione della mente sancisce l’ingresso dell’individuo nella qualità effettiva dell’esperienza del silenzio interiore che ognuno può percepire per conto proprio e di cui può prendere atto in una libera e personale valutazione della sua intima evoluzione. L’esperienza del silenzio interiore è una porta aperta sull’Invisibile, sul trascendente che costituisce lo stato di realtà globale dello Shan. E’ la condizione attraverso la quale si può entrare in relazione con la natura dello stesso stato di realtà dello Shan.
L’esperienza del silenzio interiore, quale strumento di conoscenza pragmatica della natura reale dell’esistenza, porta inevitabilmente a estendere il concetto di ambiente con cui rapportarsi ad un piano metafisico che trascende la definizione ordinaria di ambiente.
In questa esperienza spirituale è ben chiaro che l’esistenza non è limitata a quanto ci appare attraverso la rappresentazione sensoriale, ma si estende alle radici fenomeniche della stessa e prosegue sino a comprendere il supporto di esistenza che non ci è dato ordinariamente di percepire, ma che purtuttavia esiste e consente la stessa esistenza in cui ci troviamo a vivere. Dall’esperienza di armonia interiore, sviluppata nella prospettiva della realtà del trascendente, scende a cascata la valutazione di quei valori naturali di ricerca armonica da dare all’ambiente ordinario. Valutazione che porta tutte le creature viventi ad assumere un valore e una dignità equivalenti a quelle dell’uomo che non è più sentito come il dominatore incontrastato del pianeta e libero di compiere ogni arbitrio e ogni possibile sopraffazione sulla vita e sulle cose. E’ una valutazione che trova l’uomo affratellato alla vita ospitata dall’ambiente in una comune esperienza di esistenza condotta sullo stesso pianeta.
E il pianeta si rivela anch’esso parte di questa comune esperienza di esistenza. Una sola, globale, comunità ecologica che orbita nello spazio come un sacrario di vita. Il pianeta della casa comune delle specie viventi, la madre di tutte le specie, compresa la nostra.


L'esperienza ancestrale del Potere

L'esperienza piu' significativa che puo' essere vissuta nella dimensione del silenzio interiore e' sicuramente quella del Potere.
Essa rappresenta una specifica proprietà dello spirito ed e' la caratteristica ancestrale che accompagna l'uomo nel suo rapporto con il mistero che da’ vita e anima il cosmo.
Il Potere costituisce l'obiettivo esperienziale che piu' di ogni altro puo' rispondere ai bisogni fondamentali dell'individuo. Esso comporta la realizzazione di un significativo arricchimento spirituale e segna la conclusione del ciclo di vita e di esperienze personali, in cui l'individuo ha vissuto alla ricerca di un significato da dare alla propria esistenza. Ma soprattutto rappresenta un preciso punto di arrivo dell'evoluzione umana.
L’esperienza del Potere non e' una esaltazione dell’ego individuale. Il Potere non appartiene alla sfera mentale, ma riguarda la sfera spirituale che e' in grado di realizzare la conoscenza dello Shan. E' la qualità che emerge dalla capacità dell'individuo di entrare in sintonia con la natura del mistero che da vita all'universo.
Il Potere e' il completamento evolutivo dell'individuo nell'esistenza, la piu' totale e globale esperienza che l'uomo puo' vivere. Dopo l'abbandono dalla genitrice egli si avvia come individuo, libero e indipendente, sul cammino del mistero per vivere la natura dello Shan.
Il Potere da’ all'uomo la possibilità di sviluppare una sua personale creatività in cui ogni azione e' sacralizzata dalla natura dal mistero che condivide e verso cui si sta muovendo. Un Potere che gli consente di realizzare la conoscenza delle cose, di vivere in armonia con il destino cosmico dell'universo e di aiutare gli altri.
Questo potere trasforma l'individuo in shan-a-man, in uomo santo, in uomo sacro, in creatura-mistero, in shamano.
Il concetto di Potere rappresenta un valore universale ed era e rimane un significato di esperienza individuale che va al di là di ogni tempo e di ogni popolo che da’ un posto all'uomo nel mistero rappresentato dall'esistenza.
La tradizione ancestrale dei popoli naturali del pianeta considera il Potere come la specifica modalità con cui l'uomo puo' rapportarsi al mistero in cui esiste e attraverso cui puo' partecipare alla reale natura dell'universo.
I popoli, dell'antichità e del nostro tempo, che hanno mantenuto un rapporto diretto con la natura, ovvero che non sono stati ipotecati dalle specifiche concezioni teoriche delle grandi religioni, trattengono intimamente il significato trascendente del mistero che la natura stessa manifesta. Presso questi popoli, l'esperienza dell'acquisizione del Potere interiore e' stato da sempre un evento dominante e qualificante sul piano della realizzazione spirituale e sociale. L'esperienza del Potere trova cosi' una sorprendente similitudine di interpretazione e di identità, che si manifesta al di là di ogni possibile divisione geografica, culturale e temporale.
Presso i popoli nativi del nord America il Potere e' identificato nel "sicun". Una esperienza che eleva ogni guerriero al piu' alto livello di considerazione sociale e che distingue la sua avvenuta maturità interiore.
Il "sicun" e' un dono ottenuto attraverso una "visione" in cui Wakan Tanka, il "grande mistero", si rivela a ciascun uomo. Una rivelazione interiore che puo' avere anche il significato di una chiamata al ruolo di shamano. A grandi linee quello che ancora oggi nel cristianesimo si potrebbe definire come la chiamata di Dio al sacerdozio.
Al di qua dell'oceano, sul vecchio continente, gli antichi popoli della cultura nord europea identificavano il Potere nel concetto di "vrill". Una energia misteriosa e trascendente che era in grado di mutare la materia e lo stesso rapporto di spazio-tempo.
Nello zoroastrismo medio-orientale troviamo che il Potere era identificato nel concetto dello stato interiore e particolare di “Maga” che consentiva all'individuo di accedere a facoltà misteriose e alla capacità di parlare con il creatore di tutte le cose.
Nel celtismo era il "Nah-om", il Potere sacro dei druidi che distingueva questi ultimi per le loro capacità di rapporto con il trascendente e che era fonte della loro saggezza.
Piu' anticamente, i mitici Tuatha de Danann, gli dei che secondo la leggenda irlandese erano giunti dalle lontane terre iperboree per donare la loro conoscenza agli Ard-ri, i re-sacerdoti che avrebbero costruito l'antico regno d'Irlanda, erano portatori del segreto dello "shark", il Potere che derivava dal possesso del mitico Graal.
Oggi l'antica religione, filiata dal celtismo sopravvissuto alle persecuzioni cristiane dei secoli bui, celebra ancora l'esperienza interiore del Potere attraverso il concetto di "wicca". Concetto che rimane alla base del neo-paganesimo nordico e che riporta a vivere le potenzialità ancestrali dell'umanità.
Ma il concetto di Potere non e' estraneo del tutto all'attenzione delle grandi religioni che hanno egemonizzato la storia del pianeta.
Ad esempio presso il cristianesimo si puo' identificare, anche se in maniera piu' o meno sfumata, nel concetto di "fede", inteso come mezzo di interazione e di dialogo con la divinità.
Nell'Islam esiste la "baraka", una sorta di condizione individuale benedetta da Allah che trasforma l'uomo in un prediletto del cielo, fonte di saggezza e di bene per il prossimo. Proprio dall'Islam, nel tardo medioevo, ebbe origine la dottrina esoterica dell'alchimia che suggestiono' i ricercatori dello spirito del mondo occidentale del passato coinvolgendoli nella ricerca dell'ottenimento della "pietra filosofale". Un modo figurato di esprimere il concetto dell'esperienza interiore del Potere che tuttavia riusci' a eludere ogni tipo di censura e a farsi veicolare attraverso i secoli senza subire impedimenti.
La "pietra filosofale" era l'obiettivo essenziale di ogni alchimista. Era l'elemento particolare che avrebbe in seguito consentito di attuare azioni straordinarie come la trasformazione simbolica del piombo in oro.
Tuttavia, come già era noto presso i nativi del nord America o delle tradizioni dei popoli del nord Europa, anche per l'alchimia, il Potere non era una esperienza ordinariamente comune, ma era ottenibile solo dopo una intima e totale adesione al mistero che e' il cuore dell'universo.
Infatti, la "pietra filosofale" era definita come il "donum dei", il dono di Dio. L'alchimia affermava che non tutti potevano divenire alchimisti, ma che potevano diventarlo solo coloro che erano stati chiamati dal mistero.


L'esperienza della meditazione

Nell’ecospiritualità l’esperienza spirituale ha un ruolo determinante e rappresenta la certezza di un riferimento per lo sviluppo creativo delle proprie azioni e della propria partecipazione al mistero dell’esistenza.
L’esperienza spirituale è una esperienza cosciente di sé e delle cose che è in grado di consentire la comprensione e la partecipazione alla natura reale dello stato di esistenza. Una esperienza interiore che è in continua evoluzione e che si trova al di là del corpo e della mente. Abitualmente, se ci si ferma a prendere coscienza di sé, si rileva una presenza e una propria consistenza individuale fatta di uno stato di essere psico-fisico e con una capacità di valutazione senziente. Ma l’esperienza spirituale non può essere identificata sul piano delle percezioni corporee-sensoriali, né altrimenti nello stato fluttuante delle emozioni o nella limitazione dell’elaborazione concettuale del pensiero. La dimensione spirituale è una esperienza che trascende per autopercezione le proprieta’ del corpo e della mente. E’ uno stato di essere che spesso, nella nostra vita, nessuno ci ha suggerito di riconoscere né tantomeno ce ne ha mai parlato con proprietà di termini.
Come realizzare pertanto la dimensione spirituale senza incorrere in equivoci di valutazione?
La condizione spirituale è innata nell’individuo, tuttavia essa può essere confusa con una percezione egocentrica di autostima e quindi va verificata a livello personale con una procedura esperienziale che la possa confermare nella sua reale natura di esperienza spirituale. Come si è detto la condizione che distingue la proprietà del piano spirituale si può identificare nell’esperienza del silenzio interiore. Esperienza che è caratterizzata dalla evidente quiescenza delle pulsioni corporee e dall’inequivocabile pacificazione della mente. Condizione di essere che apre a sentieri esperienziali del tutto nuovi e che portano all’acquisizione della conoscenza e della partecipazione alla natura reale del mistero dello stato di esistenza in cui tutto prende origine e esistenza.
Ma per ottenere questo silenzio interiore, ovvero per dare la possibilità al piano spirituale di emergere e di identificarsi nella sua natura e competenza esperienziale, al di là delle interferenze percettive del corpo e della mente, è necessario applicare un preciso lavoro evolutivo che porti a realizzare l’obiettivo desiderato.
E questo lavoro non può essere empirico o basato su obiettivi prefissati dalle proprie aspettative culturali di origine.
A questo scopo è proponibile l’esperienza arcaica della meditazione. Un vero e proprio laboratorio dell’esperienza interiore che può consentire la realizzazione della condizione spirituale e costituire in seguito un importante riferimento per la partecipazione alla natura del trascendente. Contemporaneamente, uno strumento di conoscenza pragmatica della natura reale dell’esistenza che porta a sviluppare uno stato interiore di spiritualità che abbraccia l’intero cosmo.
La meditazione non rappresenta una qualsiasi metodologia dell’interiore che possa essere stata inventata dall’uomo. Essa è l’interpretazione di un archetipo naturale presente sia nell’esistenza che nelle sue applicazioni, ed è addirittura all’origine di molte tendenze religiose e culturali della storia.
Le antiche leggende irlandesi narrano che furono i Tuatha De Dannan, i mitici dei delle terre iporboree, a portare in dono ai druidi del continente europeo la conoscenza della meditazione. I druidi, che trovarono già costruiti i templi megalitici, sarebbero poi divenuti i loro allievi e gli stessi iniziatori della cultura celtica in Europa.
Prima di questi dei, secondo altri miti ancora più antichi, a portare agli uomini lo stesso dono di conoscenza erano stati i signori dell’Alcheringia degli aborigeni australiani e i Katchina degli Hopi.
Leggende e miti che si perdono e affondano nella storia più profonda dell’umanità e che hanno dato origine a miti eterni come quello del Graal. Ma al di là di ogni possibile leggenda, la meditazione è effettivamente una esperienza millenaria, nata con l’umanità, che ha dato vita ad una specifica tradizione di conoscenza e di interpretazione dello Shan e che è ancora oggi custode di metodi introspettivi e di cronaca storica dell’intera umanità.
Attraverso la meditazione è possibile la realizzazione concreta delle potenzialità dell’esperienza del silenzio interiore che l’antico shamanesimo solare della cultura megalitica identificava nell’esperienza del Nah. Una esperienza di conoscenza e di interpretazione dello Shan possibili sul piano della condizione umana, ma sufficente e completa per conoscere e vivere nella sua totalità la reale natura dello stato di esistenza. Una qualità precisa di essere che alcuni hanno occasione di scorgere nell’interazione fortuita con il mistero dell’esistenza in sede di particolari eventi che fungono da catalizzatori di esperienza, come il rapporto con la morte o la malattia, ma che altri invece realizzano in maniera determinata e gestibile attraverso la loro volontà di ricerca esperienziale. Una cerca consapevole e motivata del simbolico Graal.


Vivere l'ecospiritualità nel quotidiano

L'uomo che realizza e vive l'esperienza del silenzio interiore tende a stabilire naturalmente una modalità creativa di tipo armonico nel suo rapporto con l'ambiente che si identifica, in concreto, nel tema della proposta dell'ecospiritualità.
La vivibilità dell'ambiente e' il riflesso dell'esperienza vissuta nel silenzio interiore. Un ambiente armonico, nel rispetto delle forme e delle necessità della natura, e' il riflesso della spiritualità-equilibrio interiore vissuta dall'uomo che ha realizzato una sua armonia interiore.
A sua volta l'ambiente puo' influire sull'individuo. Se l'ambiente e' degradato, ovvero non e' armonico, puo' suscitare il degrado della mente, della cultura e degli orientamenti spirituali.
L'applicazione dell'ecospiritualità puo' esprimersi dalla sfera individuale alla natura in cui l'uomo vive, sino allo sviluppo del suo rapporto con il trascendente:
a) nell'alimentazione, evitando qualsiasi prodotto di derivazione animale e usando prodotti naturali, la cui produzione non forzi l’ecosistema e i ritmi della Natura
b) nel rapporto armonico con le altre creature viventi del pianeta
c) nel rispetto di Madre Terra, osservando i suoi cicli e le specifiche prassi della natura
d) nella socialità in un rapporto armonico con gli altri che porti alla costruttività e al soddisfacimento reale dei propri bisogni
e) nella abitabilità (gli ambienti malsani producono riflessi negativi sulla salute dell'uomo)
f) nel mantenimento dell'equilibrio psicofisico dell'individuo
g) nella prevenzione e nella cura armonica delle malattie (prevenire e curare nel rispetto della dignità dell'individuo attraverso terapeutiche a misura dello stesso)
h) nell'espressione di rapporto artistico con la natura (poesia, musica, pittura, scultura) non per possedere le forme ma per rapportarsi con l'esistenza attraverso di esse i) nella sistemazione dell'ambiente (il bello nell'equilibrio e nell'armonia delle forme arricchisce la mente e fa vivere l'uomo dignitosamente e felice) utilizzando il concetto di vuoto e di pieno
l) nell'utilizzo armonico delle risorse naturali e umane
m) nel mantenimento del proprio equilibrio interiore lasciando esprimere senza morali costrittive i bisogni creativi della mente
n) nella realizzazione del silenzio come qualità di riferimento alla propria esperienza di armonia e conoscenza attuabile con la meditazione con la musica del Vuoto
o) nella conoscenza dello stato di realtà dello Shan come riferimento e significato del proprio essere e delle proprie modalità creative

Dal libro “I Popoli naturali e l'ecospiritualità” di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero – Edizioni Triskel