L'Osservatorio Archeoastronomico di Dreamland


Lo Stone circle come Osservatorio astronomico interattivo

Con la realizzazione dell'Osservatorio archeoastronomico di Dreamland si è voluto riprodurre l'esperienza di osservazione diretta e interattiva del cielo con il sistema applicato dagli antichi ricercatori.
L'Osservatorio è così occasione per attuare una esperienza di conoscenza della natura, a contatto diretto con i fenomeni della volta celeste, giungendo a scoprire i suoi valori fondamentali e attraverso di essi anche il possibile senso dell’esistenza in cui ci troviamo a vivere.
Nei tempi antichi l’astronomia era conosciuta come una scienza primaria ed era praticata per conoscere l'incedere delle stagioni, le date delle ricorrenze comunitarie e per approfondire la conoscenza dei fenomeni naturali.
In molte civiltà antiche vennero realizzati siti di osservazione in cui erano costruite strutture in legno e in pietra da usare come strumenti di rilevazione dei fenomeni celesti.
Da questa esperienza antica, prima ancora dell'applicazione del telescopio, nascono i fondamenti dell'astronomia ancora oggi validi. Ipparco, ad esempio, con le sue osservazioni sulla precessione degli equinozi, diede elementi basilari a tutta l'astronomia moderna.
Questi siti rappresentavano una modalità di guardare al cielo in maniera diretta, senza mediazioni strumentali sofisticate, che poneva l'osservatore al centro dei fenomeni, integrandolo con i valori della natura, come si trovasse in una sorta di planetario interattivo.
I siti di osservazione erano realizzati su grandi dimensioni al fine di poter agevolmente utilizzare le loro funzioni strumentali e ospitare la maggior parte possibile delle persone nelle occasioni comunitarie come avveniva per i Solstizi e gli Equinozi, in modo che tutti potessero usufruirne.
I più antichi siti di osservazione erano quelli relativi ai grandi cerchi di pietre erette, come Stonehenge e Callanish.
Vi si osservavano le stelle e il sorgere del sole per stabilire l'inizio delle stagioni e le date delle ricorrenze celebrative previste dal calendario. Erano luoghi dove si conduceva ricerca in vari campi e si studiava filosofia.
Esistono numerosi esempi di osservatori interattivi. Si possono ricordare tra quelli più noti:

  1. l’osservatorio del sito di Nebra, nella ex Germania orientale (nella foto in alto il planisfero celeste rinvenuto nel sito) risalente al 2000 aC, nell'Età del Bronzo;
  2. il cromlech di Stonehenge, in Inghilterra, risalente al 5000 aC;
  3. l'osservatorio di Jaipur, in India (di cui la foto qui sopra), fatto costruire nel 1734 dal Marajà Jai Sing;
  4. l'osservatorio realizzato da Tycho Brache, del 1570, in Danimarca;
  5. l’osservatorio di Pechino in Cina, fatto costruire nel 1442 durante il periodo del settimo regno di Zhengtong della dinastia Ming;
  6. l’osservatorio della provincia cinese dello Shanxi. Risalente a 4.100 anni fa,costituito da una piattaforma semicircolare di circa 40 metri di diametro, circondata da pilastri che servivano per seguire i movimenti del Sole;
  7. l’osservatorio del sito neolitico di Goseck, nella ex Germania orientale, costruito intorno al 4800 a.C., in pieno Neolitico. Si ritiene si tratti di un osservatorio solare utilizzato per stabilire il sorgere del sole nel Solstizio d’Inverno. Testimonia l’abilità delle popolazioni neolitiche centro-europee nel compiere le osservazioni astronomiche e nell’usarle per finalità agricole e rituali. E' uno dei più antichi osservatori astronomici europei.



L'astronomia secondo gli antichi Celti

I popoli naturali e la cultura dei Nativi europei.

L'antica cultura celtica aveva un profondo riferimento con la Natura, intendendo questa non solo come sede di eventi ambientali ma anche come manifestazione di un mistero di valore mistico.
I Celti non sono una eccezione storica ma interpretano sul territorio europeo lo spirito dei Popoli naturali, ovvero dei Popoli indigeni o Nativi del pianeta. Culture che non hanno riferimento etico e spirituale nelle grandi religioni comparse nella storia, come è accaduto per le nazioni che costituiscono il cosiddetto "mondo maggioritario", di natura patriarcale e sconvolto da continue guerre di religione.
Al contrario, i Popoli naturali vivono e propongono un loro specifico modo di vedere e di rapportarsi alla vita basato sulla fratellanza, sulla libertà degli individui e sulla ricerca della libera conoscenza.
Appartengono all'area dei Popoli naturali le tradizioni dei Nativi americani, quelle degli Aborigeni australiani e di molti altri popoli ancora.
Non mancano, all'area di questi popoli, i Nativi europei in cui si identifica a pieno diritto anche la cultura dei Celti.
I Popoli naturali, nel loro riferimento alla natura, hanno sviluppato una ricerca di conoscenza in parte per via osservativa, che ripete il metodo scientifico, e in parte attraverso una esperienza di natura interiore che lega il senso dell'esistenza a intuizioni di ordine mistico che purtuttavia sono riferibili anch'esse alla Natura.
Oggi la presenza dei Popoli naturali è su tutto il pianeta e, a stima dell'ONU, rappresenta il 25% di tutta l'umanità.
Per lungo tempo, le grandi religioni hanno bollato di superstizione e di ignoranza le visioni del mondo dei Popoli naturali tacendo sulla loro reale natura esperienziale, perseguitandoli in ogni modo, e hanno cercato di mostrare questi popoli nel ruolo di reperti archeologici che non si sono evoluti e che sono sopravvissuti alla storia come curiosità antropologiche.
Ma i Popoli naturali non sono temi di studio da mettere in una teca di un museo di antropologia. I Popoli naturali sono enti ben vivi che nonostante le persecuzioni subite, hanno vissuto la loro storia a fianco di quella delle grandi religioni procedendo per un loro specifico cammino evolutivo.
Del loro passato, prima che le grandi religioni storiche prendessero possesso del pianeta, rimangono testimonianze attraverso le presenze del megalitismo.
Queste opere sono presenti su tutto il pianeta con le stesse forme culturali e architettoniche. Dall'Europa, con i complessi megalitici di Stonehenge e di Carnac, al Tibet, all'Australia, alle isole dell'Oceania sino alle Americhe.
Anche in Piemonte esistono numerosi esempi di megalitismo. Il mito di Rama narra di una città ciclopica esistita anticamente in Val di Susa, di cui rimangono ancora oggi resti delle sue gigantesche mura.

I celti e l'astronomia.

Per l'antico druidismo l'astronomia era la scienza che studiava in maniera completa la Natura. Una scienza in grado di mettere l'individuo in rapporto con fenomeni che trascendevano la sfera umana quindi con l'aspetto più segreto dell'esistenza da cui trarre una conoscenza utile e fondamentale.
Occuparsi oggi di astronomia ha il significato di rapportarsi all'universo come ad una manifestazione fantastica e immensa dell'esistenza in cui viviamo.
Lo studio dell'astronomia consente la possibilità di confrontarsi con fenomeni che trascendono le grandezze umane e che si avvicinano, e avvicinano, al mistero che esprime il senso della presenza dell'universo.
Da dove è nato l'universo? Che cosa rappresenta, al di là della nostra familiarizzazione nel quotidiano? Esistono altre umanità nello spazio? Sarà possibile confrontarci con loro? Come possiamo rapportarci con l'altra vita intelligente del nostro pianeta? Quali altre civiltà del passato hanno scoperto misteri e dato risposte a questi interrogativi? Quali poteri giacciono dentro di noi che potrebbero aiutarci a dare risposte?
Che lezione possiamo trarre dallo studio dei fenomeni del cielo?
Forse ci troveremo più vicini alla realtà delle cose osservando il cielo piuttosto che stando a guardare in terra. Probabilmente apprenderemo una lezione di umiltà che ci farà conoscere e apprezzare il senso dell'amicizia, della libertà e della vera conoscenza.

Le strutture megalitiche come strumenti astronomici.

Per sviluppare la ricerca astronomica i Celti realizzavano grandi strutture in legno o pietra in modo che fungessero come una sorta di planetari interattivi.
Le strutture, solitamente grandi Cromlech, erano realizzate specificamente su grandi dimensioni, sia per avere strumentazione utile e sia per poter ospitare la maggior parte delle persone nelle occasioni religiose come i Solstizi o gli Equinozi, affinchè tutti potessero usufruire, come in un planetario, del rapporto con il cosmo. L'uso astronomico del Cromlech era destinato a stabilire i momenti di raccolta e di semina secondo il sorgere stagionale delle stelle come ad esempio le Pleiadi. Per stabilire gli eventi religiosi determinati dai Solstizi e Equinozi, per orientarsi con le costellazioni, per stabilire le ore del giorno, per stabilire la spazialità territoriale, del proprio clan oppure per la valutazione della potenziale interazione militare e politica con altri popoli limitrofi.

Il simbolismo cosmologico del Cromlech.

I Cromlech manifestavano anche importanti simbologie filosofiche e mistiche legate alla Natura. Ad esempio il centro manifestava l'inesprimibile qualità immateriale della Natura, in questo caso intepretata nel concetto di Shan. Centro che pur non essendo visibile era tuttavia alla base della forma circolare del Cromlech e quindi dell'esistenza tutta.
I diversi cerchi concentrici su cui era strutturato il Cromlech raffiguravano i quattro mondi dell'immaginativo dei Celti, in cui si identificavano le esperienze quotidiane e spirituali degli individui. Dal mondo di Abred, che rappresentava l'universo comparso dopo il big bang, a quello dell'Annwin, dimensione su cui poggiavano le basi astratte dell'universo.

Conclusioni

Questi sono i motivi e lo spirito che possono suggerire lo sviluppo di una ricerca nel campo dell'archeoastronomia, un lavoro che porta a unire il passato al presente attraverso la scoperta di valori universali sempre validi.




La "meridiana delle stagioni e delle stelle"

Il posizionamento delle quattro pietre corrispondenti ai punti cardinali e delle dodici standing stones del cerchio più allargato consentono di stabilire una relazione diretta con i fenomeni del cielo.
Lo Stone circle si rivela così come uno strumento astronomico in grado di consentire la rilevazione della posizione del Sole, della Luna e delle stelle.
Grazie a questa sua funzione si possono condurre ricerche nel campo dell'archeo-astronomia e osservare come gli antichi Celti rilevavano la posizione del Sole per determinare l’alternarsi delle stagioni e il susseguirsi delle ore del giorno.
Le standing stones deputate allo scopo consentono di conoscere il punto in cui il Sole, in occasione dei solstizi e degli equinozi, sorge all'orizzonte e determina il passaggio da una stagione all'altra.
La struttura del complesso può anche consentire di prendere confidenza con i disegni delle costellazioni, identificando la posizione delle galassie e delle stelle più importanti.


Il riferimento alla posizione delle standing stones consente di stabilire l'inizio delle stagioni



Un esempio dell'utilizzo archeo-astronomico dello Stone circle:
al Solstizio d'Inverno, in verticale sulla pietra che indica l'Est,
è possibile rilevare la presenza della galassia di Andromeda