IL FENOMENO DELLA COSCIENZA

Lo stato di coscienza dell'Io

Le funzioni astratte del cervello, ovvero il sistema mentale, portano supportare una qualità individuale che riconosciamo come "coscienza".
Essa rappresenta una esperienza propria di ciascun individuo e si pensa che possa essere estesa a tutte le forme di vita esistenti sul pianeta.
E' difficile stabilire che cosa sia esattamente la coscienza. Alcuni ricercatori moderni hanno ipotizzato che essa possa rappresentare una delle sfide della scienza ancora da risolvere.
Le neuroscienze portano a considerare che la coscienza non sia altro che una risultante dei processi psichici del cervello che ci dà l'illusione di percepirci allo scopo di poter gestire la nostra dimensione individuale per finalità di sopravvivenza.
In ogni caso la coscienza è uno stato reale della nostra percezione individuale che possediamo e che possiamo utilizzare al meglio, secondo tutte le sue possibilità. Siano esse funzionali o che si estendano oltre ai vincoli del sensibile.
Sta a noi sperimentare e verificare il significato esperienziale della coscienza.
La coscienza si esprime per ciascuno di noi con una sorta di "io" che ha la facoltà di manifestare una propria consapevolezza, di acquisire una conoscenza di sè e dell'ambiente e una volontà decisionale autonoma a seconda delle proprie necessità e convenienze.
La facoltà di essere coscienti permette di percepire che esistiamo e che la nostra esistenza si manifesta in uno stato di realtà che ne consente la sua stessa manifestazione.
La coscienza si sviluppa inizialmente nell'individuazione dell'identità che ci distingue in una precisa personalità costituita da un nome identificativo con cui gli altri ci riconoscono, da ricordi, da cose possedute, da aspettative, da facoltà creative e da attività operative.
Nel tempo essa tende a identificarsi in una esperienza interiore sempre piu' lucida, autonoma e indipendente, fino a giungere addirittura ad interrogarsi sul significato della sua stessa manifestazione fenomenica.
La percezione del nostro stato di esistenza interiore è sviluppata in una condizione di auto-identificazione che viene definita come "stato percettivo di coscienza".
Questo stato percettivo di coscienza non usa la verbalizzazione interiore per identificarsi, ma prende atto di essere presente a se stesso in una percezione di esistenza individuale. Un "io" che si auto-percepisce a mezzo del non-pensiero.
La cosa singolare è che, nel tentativo di focalizzare meglio la propria autocoscienza, l'"io" giunge a perdere la definizione della sua identità e la spiegazione percettiva della sua stessa natura.
Non trova spiegazione alla sua manifestazione. Giunge a percepirsi con maggior lucidità, sa di esistere ma non può più definire la propria sostanza, come se divenisse trasparente e inafferrabile, pur mantenendo paradossalmente sempre la sua consapevolezza percettiva.
Percepisce di affacciarsi su una dimensione nuova, un eterno presente ancora inesplorato che avverte come la presenza dell'esistenza reale che è posta al di là della sensorialità. E' come se si riflettesse in uno specchio costituito da uno spazio-tempo senza fine.
Per questo motivo l'antico druidismo associava simbolicamente il mistero della coscienza alle proprietà del diamante o del cristallo di quarzo.
Alla nascita dell'individuo, lo stato percettivo di coscienza non risulta essere completo nella sua natura fenomenica poichè non ha consapevolezza della propria identità e della propria capacità creativa nè tantomeno delle caratteristiche partecipative dell'ambiente. Questa qualità viene accresciuta naturalmente attraverso un processo formativo che è in relazione all'esperienza che noi sviluppiamo nell'esistenza.
Le esperienze possibili all'individuo possono essere di due tipologie:

  1. esperienze formali, come l'acquisizione di una istruzione specialistica nel ruolo rivestito dallo stesso individuo;
  2. esperienze sostanziali che sono in grado di consentire una libera interazione con l'ambiente e porre l'individuo in relazione cosciente con la natura dell'ambiente stesso.

L'Intelligenza come manifestazione dell'Io

La qualità della maturità dello stato percettivo di coscienza si manifesta nella proprietà dell'Intelligenza, intesa come l'espressione della capacità dell'individuo di affrontare l'ambiente in cui vive e relazionarsi ad esso.
In questo caso lo stato di coscienza giunge, attraverso un processo di acquisizione di esperienza, alla maturazione di una conoscenza che non è di tipo formale, ma sostanziale, in grado di manifestarsi in una esperienza di specifica maturità individuale che nessun studio didattico può sostituire.
In questo caso la coscienza e la conoscenza si fondono in un unico parametro esperienziale.
Esistono quattro parametri che distinguono la qualità dell'intelligenza e che costituiscono contemporaneamente le quattro fasi del processo di sviluppo esperienziale dello stato percettivo di coscienza:

  1. La capacità di raccogliere dati utili.
  2. La capacità di risolvere i problemi in maniera funzionale.
  3. La capacità di trarre esperienza dalla risoluzione dei problemi.
  4. La capacità di rapportarsi in maniera armonica con l'ambiente attraverso l'esperienza acquisita.

Il processo di acquisizione esperienziale rapportato all'orizzonte percettivo dell'ambiente di riferimento porta ad una gerarchia di stati percettivi di coscienza.
E' inevitabile che lo stato percettivo di un individuo che pone dei limiti al proprio orizzonte percettivo manchi di esperienza formativa rispetto ad un altro, come ad esempio il filosofo, che apre la propria attenzione ad un orizzone percettivo più ampio, rivolto ad un ambiente globale che tracima dal suo significato materiale per rivolgersi alla natura metafisica dell'ambiente stesso.

Gli stati percettivi di coscienza

Lo stato percettivo di coscienza nella dimensione del mondo ordinario è riferito alle tre funzioni cerebrali prodotte dal cervello nel corso della sua evoluzione, a seguito della quale ha ereditato tre aree esperienziali di riferimento, diverse ma interagenti tra di loro.
Si distinguono pertanto tre stati percettivi di coscienza in competizione tra di loro:

  1. Lo stato percettivo di coscienza riferito ai bisogni fisiologici del 1° cervello: l'individuo si identifica nella dimensione vissuta nella percezione della fame, del sonno, della sete, della riproduzione, ecc.
  2. Lo stato percettivo di coscienza riferito ai bisogni di autogratificazione del 2° cervello: l'individuo si identifica nella percezione del piacere nella scelta della propria sessualità, della percezione dell'impegno personale nell'agonismo o comunque nelle sfide alla natura, della manifestazione della creatività artistica istintuale, ecc.
  3. Lo stato percettivo di coscienza riferito ai bisogni schematici del 3° cervello: l'individuo si identifica nella percezione dell'esistenza attraverso i paradigmi ideologici, la schematizzazione comportamentale degli eventi, l'archiviazione sistematica degli stessi eventi, ecc.

Tuttavia la nostra coscienza manifesta un insolito fenomeno. Anche se nasce dalle attività astratte del cervello, essa può sottrarsi alle sue direttive fisiologiche e agire in una modalità di libero arbitrio che può portare, in casi estremi, anche al sovvertimento del principio di sopravvivenza.
Accade che la nostra percezione di esistenza è legata alla percezione del nostro corpo oppure al pensiero e alle emozioni. Ma se ci mettiamo in relazione con un cielo stellato, allora cadiamo in una vertigine che porta a relativizzare le sensazioni del nostro corpo e della nostra mente.
E' come se si attivasse una nostra identità che si rapporta con una qualità di esistenza al di là dell'ordinario e che manifesta, anche se per pochi attimi, l'esigenza inderogabile di valori al di fuori del consueto, che oscurano il vissuto quotidiano.

L'esperienza della "Visione" e la conoscenza del Mistero

I Popoli naturali affermano che solo il piano della coscienza, operante senza filtri poichè posta al di là delle sensazioni del corpo e della mente, è in grado di percepire il piano del "mondo invisibile" e di rapportarsi ad esso.
In questo caso lo stato percettivo di coscienza assume una qualità esperienziale di tipo transpersonale, ovvero è posto al di là della produzione percettiva e dell'attività funzionale del cervello.
Nella cultura dei Popoli naturali lo stato percettivo di coscienza si identifica con la qualità spirituale, una qualità mistica che è in grado di percepire la manifestazione e l'immanenza del Mistero. Inteso questo come la natura causale e esaustiva del senso dell'esistenza e dell'individuo stesso che e' espressa dalla natura immateriale dello Shan.
In questo caso lo stato percettivo di coscienza, uscendo al di fuori dalla soggettivazione sensoriale e mentale, può dar corpo alla sua capacità percettiva rappresentata dall'esperienza della "Visione", una esperienza percettiva propria dello spirito che nulla ha a che fare con la capacità immaginativa della mente.
Una esperienza che è comune e facile da realizzare, più di quanto si possa immaginare. E' il senso di vertigine che avvolge guardando un cielo stellato. Una esperienza che ci richiama a una dimensione che esiste al di sopra delle nostre emozioni e aspettative personali e ci ricorda il vero senso dell'esistenza che stiamo vivendo.
Un'esperienza che mette l'individuo in sintonia con la natura reale dell'esistenza, e permette di indirizzare la propria esistenza al benessere quotidiano e al proprio completamento mistico.
Nella cultura dei Popoli naturali si afferma che non esiste un effettivo stato percettivo di coscienza se questo non si rapporta al piano reale dell'esistenza estendendo l'orizzonte percettivo di riferimento al piano globale della realtà. Ovvero non c'è effettivo stato di coscienza se questo non è in grado di percepire il Mistero e la sua immanenza.
Lo stato percettivo di coscienza diviene pertanto la percezione e l'identificazione della natura mistica dell'esistenza, l'integrazione cosciente e cognitiva nella dimensione dello Shan, il trascendente posto al di là dell'ordinario quotidiano.